Egalitè prima di tutto

Posted on 18 aprile 2010 di

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La celiachia è un’ intolleranza permanente alla gliadina, contenuta nel glutine, un insieme di proteine a loro volta contenute nel frumento, nell’orzo, nella segale, nel farro, ed in altri cereali minori. Ciò rende tossici – nei soggetti affetti o predisposti – tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali. L’intolleranza al glutine genera gravi danni alla mucosa intestinale quali l’atrofia,  -diminuzione del numero di cellule o delle loro dimensioni- dei villi intestinali -che assorbono le sostanze inutili al metabolismo-. La malattia presenta un certo grado di predisposizione nei parenti degli affetti.

Letta così il celiaco non ha nulla da temere, può integrarsi agevolmente nella società, unica accortezza quella di evitare la somministrazione degli alimenti per lui nocivi. Il che, a pensarci bene, non è cosa tanto semplice. Si pensi al bambino nei refettori scolastici o all’adulto nelle mense aziendali, al celiaco in un supermercato qualunque o in un ristorantino senza “cucina a parte”. La loro partecipazione a questi ambienti è resa possibile solo a condizione che gli sia assicurata una dieta particolare e che i responsabili alla ristorazione siano disposti ad essere istruiti a questa. Dunque il celiaco, pur essendo un “normale” a tutti gli effetti, corre il rischio di cedere al disagio iniziando a sentirsi un diverso. Al celiaco, ad esempio, è precluso l’ accesso alla vita militare, questo per garantire massima efficienza al corpo armato e ,al contempo, difendere il soggetto da situazioni di precarietà che non gli assicurerebbero la dieta a cui deve sottoporsi.

Il fatto che il celiaco viva, a nostra insaputa, queste situazioni con difficoltà è dimostrato anche dalla nascita in tutta Italia di associazioni Onlus dette AICassociazione italiana celiachia– che raccolgono i cittadini intolleranti al glutine e le loro famiglie allo scopo di migliorare la loro vita nella società. Questi disagi ancora fin troppo ignorati si palesano nel passaggio dal profano al sacro. Più che nelle società laiche, è in quelle religiose che il celiaco trova tanti motivi buoni e giusti per sentirsi un diverso a tutti gli effetti. Poco misericordiosa si rivela la Chiesa nei confronti dei fedeli ma celiaci, ostacolandone il pieno esercizio della fede, dall’Eucarestia al Sacerdozio.  Considerata invalida l’ostia senza glutine, il celiaco deve accontentarsi di un’ostia in cui è presente una minore quantità di glutine, quanto basta per ottenere la panificazione, con la speranza che il glutine, seppur assimilato in minima quantità, si trasformi in tutto e per tutto in un Corpo di Cristo senza glutine che, per santità, non nuocia gravemente alla salute del celiaco . E non finisce qui! No, perché la celiachia si fa macigno se il celiaco riceve “la chiamata” :  i candidati al sacerdozio che sono affetti da celiachia o soffrono di alcoolismo o malattie analoghe, data la centralità della celebrazione eucaristica nella vita sacerdotale, non possono essere ammessi agli ordini sacri; in tal caso la risposta è una e una sola: 
“ Celiaco? Fuori! “  Inutile ricordarci che lo stesso trattamento è riservato ai diversi per eccellenza, gli omosessuali, quella massa informe di uomini che “ praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay ”,  ai quali si consiglia vivamente diunire il loro sacrificio alla croce del Signore, vivendo in castità”. E qualora questi si scoprissero omosessuali strada facendo, ” vanno dissuasi dal procedere verso l’Ordinazione “.
Strano a pensarci dato che a chiamare è la voce di Iddio in persona, o no? È lui che invoca a sé il sacerdote di cui crede necessiti la Sua Chiesa. Dunque bisognerebbe rispolverare gli antichi Libri e cercare di scoprire finalmente alla volontà di Chi si fa riferimento nell’oscura formula: sia fatta la Tua volontà.

Marzia Cangiano
da Libmagazine del
20 novembre 2007